Luca Pancrazzi

04/02/2025
Sparire costruendo palafitte.
Loris Cecchini Invitato da Luca Pancrazzi, Mostra invita, Galleria Continua, San Gimignano, Italia Mar 15, 1997 - Apr 20, 1997

Le scelte, le non scelte, le menzogne a se stessi, le indecisioni, i bivi, i semafori rossi, le partenze, allontanano o ingessano, dividono e moltiplicano il nostro destino; da parte nostra non possiamo tenere legati tanti Noi abbandonati, abortiti, non possiamo lasciare a vista appendici infiammate penzole a formare decori indecorosi; è meglio dividersi, abbandonarli come brandelli di pneumatici esplosi sui bordi delle carreggiate.

E' meglio partecipare alla collettiva messa in scena di un mondo emerso, fondato sul falso, tenuto insieme da glutinosi ammassi protetti, Clan che pretendono il pizzo sugli errori e ti danno una tessera di appartenenza.
E' meglio partecipare ad un mondo cementato con calcestruzzi di debolezze, falsità, scelte incompiute, vie di mezzo, cose pensate, mai dette o interrotte, desideri allontanati, ricordi tenuti stretti.

Come paletti fragili in una palude salata le menzogne ci permettono l'illusione di abitare la superficie, ma sostengono il nostro passaggio solo per una volta immergendosi dopo per il nostro peso.
Non so se la palude stia salendo inesorabilmente o se la costituzione molliccia del fondo sia senza fine e inghiotta inesorabilmente qualsiasi peso vi si appoggi, ma a noi interessa solo la garanzia di camminare sulla superficie, anche se instabile, liquida, elettronicamente oscillante, comunque superficie, perché consente una sufficiente, soddisfatta e visibile fisicità alle intemperie dei due esterni (quello sopra e quello sotto).

Non so se la palude non sale, ma a malapena ne frequentiamo il suo pelo credendo di innalzare palafitte, mentre per miracolo non ci inabissiamo con le sue fondamenta.

La dimensione a pelo d'acqua del presente consente a malapena di essere frequentata col suo senso di instabilità intrinseca. Il tempo non si ferma, non ha pietà per chi non riesce agilmente a camminare sulla superficie senza affondare; guardo gli uomini dalla finestra e mi sembrano quei ragni di stagno che camminano sul pelo dell'acqua sfruttando il velo polveroso che forma una invisibile crosta sulla superficie immobile. Ci siamo abituati a sopportare questa inconsistenza in cambio di un pugno di fango.
Chi vive la vita che si è divisa da noi quando ci siamo fermati invece di proseguire, quando abbiamo proseguito senza sprofondare, quale parte di noi se ne è andata?, Quando abbiamo perso un treno e poi preso quello dopo, chi ha veramente preso quel treno, ammesso ci fosse stato?, esistevano veramente altri treni possibili quel giorno?, quello che avevamo pensato di prendere esisteva veramente?, è mai partito?.

No, non è vero che partono treni in continuazione, partono solo quelli che prendiamo, mentre preferiamo credere che potremmo partire ogni qual volta lo decidiamo; se altri treni sono partiti, compreso quello che poi ho perso, inevitabilmente qualcosa di me è partito con lui.
Quali sarebbero stati i nostri racconti di quel viaggio che abbiamo generato ma che non somiglia più al nostro.
Un passato identico, un presente in comune e un futuro diverso.
Dividendo quel destino che già non ci appartiene più abbiamo viaggiato su quel treno, quindi, ma non potremo più far coincidere la nostra vita con quella che è arrivata un'ora prima.
Scompariamo continuamente per riapparire dove? Ogni qual volta se ne presenta l'occasione sfuggiamo a noi stessi inseguendo quello che ci è scappato perdendo in continuazione altre esistenze possibili, cloniamo in quell'istante il presente per darci un destino diverso.
Ma chi scompare veramente?
E' il protagonista di una storia che ha coinciso con la nostra fino a che si è reso autonomo e indipendente o siamo noi a sparire in continuazione, ogni volta che deviamo per una strada anziché un'altra, per una scelta anziché un'altra?
Se da una scelta si dividono due esistenze tutte e due errano pagando così il proprio errore di non vivere più le vite da cui si sono divisi a caccia del loro presente.
Scomparire, dileguarsi nel tempo è l'unico vero destino accettabile, sapere che anche separati da noi non sfuggiremo al nostro presente.

Luca Pancrazzi